domenica, agosto 27, 2006

A nord-est

Il nord-est è un comprensorio composito che va dalle cime dolomitiche alle spiagge dell'Adriatico ed è abitato da genti laboriose che, da sempre abituate ad una migrazione secolare, seppero allestire nel giro di pochi decenni un modello imprenditoriale senza precedenti. Infatti a partire dagli anni 60 queste terre percorse da estese colture, interrotte solo da pochi e discussi insediamenti industriali, si trasformarono in un enorme bacino industriale, ove fabbriche e laboratori sorsero rapidamente tanto da cambiare il paesaggio geografico di intere regioni. In questo modo ogni strada, ogni casa diventarono il presidio per nuovi progetti produttivi, fondando il proprio assetto non su forme moderne come le società di capitali ma sulla famiglia, su un nucleo identitario più arcaico ma più cogente. Questa peculiarità divenne l'imprinting di un intero sistema di relazioni, riuscendo a riprodursi a livello generazionale e suscitando l'interesse di parecchi operatori che ne riconobbero la forza propulsiva indicandola come un caso unico nella storia economica di questo paese. Questa spina dorsale rappresentò un motivo di efficienza e di coesione nel tessuto sociale locale, orientando nel segno della fedeltà e dello spirito di abnegazione quei comportamenti che avrebbero fatto grande il destino di queste imprese. Ma con l'andare del tempo e il declino naturale delle generazioni iniziali, incominciò a delinearsi una parziale spaccatura nel granitico scenario produttivo, generando le prime falle in una rete basata principalmente sul lavoro straordinario a basso costo, nonchè sulla scelta di lavorazioni a scarso valore tecnologico. Peraltro la diffusa convinzione che l'aumento di una scolarità efficiente fosse solo un inutile costo da scaricare sul sistema fece sorgere la convinzione sulla inutilità del r&d, tanto da ignorare l'impatto negativo che un'inadeguata integrazione di settore avrebbe prodotto sulle dinamiche di mercato. La nascita della globalizzazione e quella successiva dell'euro misero alla prova la tenuta del modello nord-est, che tanto aveva prosperato in precedenza, spingendo i suoi propugnatori a fronteggiare la crisi di vendite mediante misure di delocalizzazione e l'impiego massivo di forza-lavoro proveniente dall'estero. Ma le implicazioni di un simile fenomeno non si esauriscono quì, perchè se all'andamento negativo dei mercati si può ovviare con le leve del mondo finanziario, non altrettanto si può dire per quanto riguarda gli aspetti di carattere ambientale o sociale maturati nel corso del tempo. Infatti al sorgere dei primi capannoni le amministrazioni locali pensarono solo di assecondare il fenomeno, confidando in un "naturale" processo di auto-regolazione, magari legato ad un improbabile quanto fantasioso rapporto costi-benefici. La mancanza cronica di qualsivoglia pianificazione favorì il dilagare di insediamenti industriali a macchia di leopardo che, intrecciandosi con la nascita di una rete stradale tentacolare e confusa, portò progressivamente allo snaturamento del territorio, procurando un degrado tale da deteriorare anche le più elementari condizioni di equilibrio ambientale. Ma i danni maggiori si produssero sul piano sociale, in quanto i valori diffusi di identità e solidarietà sorti nel corso di secoli si polverizzarono nel giro di pochi anni sotto il peso della ricchezza e dell'omologazione, che a partire dagli anni del boom economico incominciò a permeare in maniera dilagante l'intera cultura italiana. Questo processo che caratterizzerà l'evoluzione culturale di questo paese, preconizzato anni prima da intellettuali scomodi come Pasolini, finì per costituire un collante più esteso e resistente di qualsiasi radice storica nazionale, sostituendo alle tradizioni contadine i prodromi di una società apparentemente più moderna ma dai risvolti macchinici, fondata sulla competizione e sui consumi. Sotto la coltre di una comunità regolata dai tempi della produzione, si sedimentarono così forme di disagio sociale profondo, che emergevano di tanto in tanto nelle maniere più disparate: dal consumo di droghe a livello giovanile, passando per lo sfruttamento della prostituzione, fino ad arrivare al deterioramento della famiglia, con l'incremento di crimini e violenze tra le mura domestiche sempre più impressionante e diffuso. Insomma quella tanto evocata famiglia, su cui in molti avevano confidato, ha finito per ridursi a fragile sostegno di un modello sociale dagli esiti ancora incerti trasformandosi da traguardo invidiato a laboratorio di devianze, sul cui destino si stanno interrogando ora i figli del suo benessere.