lunedì, settembre 11, 2006

Percentuali

Qualche giorno fa sulle pagine del Manifesto, Rossana Rossanda ha rievocato il profilo del grande timoniere, del presidente-bambino Mao Tsetung, facendo un rapido bilancio delle sue gesta.
Da questa analisi, partita dalla messa in onda sulla rete franco-tedesca Arte di una articolata inchiesta sul suo percorso politico, emergevano due risultati contrapposti facilmente riassumibili: un 70% di esiti positivi e il restante 30% di esiti negativi. A dispetto di tanta precisione si pronunciava qualche giorno dopo Pierluigi Battista che, dalle pagine del Corriere, si chiedeva come mai qualcuno tornasse ancora su temi così desueti, per passare poi ad una rapida rassegna delle efferatezze più spietate di cui il nostro si sarebbe macchiato, rovesciando i termini in gioco per riattribuirgli a suo dire un più equo equilibrio. Comunque sia ho pensato c'è poco di cui rallegrarsi, in quanto fatto il conto su una storiografia assai tormentata e ancora suscettibile di interpretazioni così differenti, mi chiedo invece cosa dire dei tempi odierni, presi come siamo nel vortice dello spamming giornaliero cui ci sottopongono i media di casa nostra. Infatti intanto che parliamo si sta consumando l'ennesimo tormentone finanziario che, dopo esser passato come una delle prime operazioni di privatizzazione nazionale, ha finito per trasformarsi in una voragine di debiti senza fine, con buona pace dei suoi azionisti e di tutti i suoi clienti. Parlo ovviamente della Telecom che, finita inizialmente nella mani di "capitani coraggiosi", ha proseguito poi il suo cammino per approdare in quelle di soci non meno creativi che, pur di salvaguardare il loro investimento, non hanno badato a spese taglieggiando risorse a destra e a manca, decidendo alla fine di risolvere tutto con un bel spezzatino fumante da offrire in pasto ad un mercato senza scrupoli. In questo bailamme nessuno sembra preoccuparsi dei tanti che in un proscenio simile potrebbero perdere il loro posto di lavoro, magari anche solo per compensare qualche plusvalenza mancata o solo per rendere più attraente una preda già di per sè appetibile. Evidentemente sono argomenti che non vanno più di moda, tanto che per sentirne parlare bisogna aprire la radio e cercare con pazienza certosina l'ultimo lavoro di Bob Dylan, Modern Times, che con la solita maestria sa parlare al cuore e allo stomaco di tanta gente. Guarda un pò se dopo tanti fermenti rivoluzionari, l'assalto al cuore dello stato, la liberazione sessuale e molto altro ancora, dovevamo rivolgerci al solito menestrello di Duluth, che dai tempi di Blowin' in the Wind riesce a guardare prima e meglio degli altri ai "tempi che stanno cambiando".