giovedì, agosto 31, 2006

Italiani

In passato qualcuno definì l'Italia come un paese di santi, poeti e navigatori. Va da sè che oggi a queste categorie ne andrebbero aggiunte innumerevoli altre, prima fra tutte quella dei bloggers che, a dispetto della parola di origine anglosassone, non sono altro che dei grafomani. Ebbene oggi 31/08 risulta essere il loro giorno e, come ricorda il sito di Macchianera, la tradizione vorrebbe che ciascuno dei partecipanti a questa vasta community si cimenti in un gesto degno della catena di Sant'Antonio: far presente ai propri affezionati altri 5 blog a sua discrezione. L'iniziativa mi trova piuttosto perplesso, al punto da chiedermi: a quando la classifica dei blog più ammirati e seguiti ? In tempi sospetti queste iniziative sarebbero passate come culto della personalità ma oggi, persi in questo desolante vaudeville, ogni evento è un pretesto per ricordarci di esistere.

mercoledì, agosto 30, 2006

Finanza e mercati

Leggendo un articolo su un noto quotidiano nazionale, incentrato sul tema dell'intelligenza umana, mi sono incuriosito dall'attenzione che l'autore rivolgeva invece al concetto di stupidità, ascritto a coloro che procurano un danno altrui senza trarne beneficio alcuno. Tesi piuttosto suggestiva pensai ma suscettibile di ulteriori obiezioni: infatti che dire allora di quella "classe" a cui appartengono coloro che procurano un danno altrui traendone magari beneficio consapevole ? Ma l'argomento che mi indusse a proseguire nelle mie divagazioni non fu tanto lo spostamento metonimico, che colloca la stupidità aldifuori del ristretto ambito logico-formale per porla in quello della morale, quanto quel sottile rapporto tra utile e perdita evidenziato come effetto della suddetta intenzionalità. E' naturale che quando parliamo di queste cose il pensiero vada subito al campo della finanza, portandoci agli eventi che occupano ultimamente le preoccupazioni di tanta gente e che hanno fatto versare fiumi d'inchiostro sulle pagine dei giornali e nelle cancellerie dei tribunali. Spesso succede che tanta gente, trovandosi nella situazione di possedere dei risparmi, si è rivolta fiduciosa a qualche funzionario autorizzato e credendo di fare un buon investimento ha visto poi deluse le proprie aspettative. In questi casi purtroppo a nulla valgono i consigli di tanti operatori che, pur suggerendo sempre l'acquisizione di conoscenze finanziarie adeguate, vedono cadere nel vuoto le loro raccomandazioni: infatti si sa che l'odore del denaro ha un potere ineguagliabile e pochi hanno la capacità di sottrarsi di fronte alla possibilità di arricchirsi facilmente. La cosa sconcertante però è che, dopo una attenta analisi del mondo borsistico, ci si accorge che non solo i piccoli fai-da-te ma anche i retailers più scafati cadono sotto le ferre leggi del mercato, con buona pace dei principi economici e della manualistica più diffusa. In questi casi bisogna proprio dire che se qualcuno volesse figurare come zimbello altrui non potrebbe trovare migliore responsabile se non il proprio inconscio. Questo perchè quì come in altri campi le scelte intraprese sono sempre il frutto di decisioni umane basate sulle convinzioni più disparate ma prevedibili, insomma su stati d'animo o "sentiment", che nel mondo degli affari rappresentano purtroppo una variabile nefasta. Eccone una prova: quando a maggio di quest'anno i maggiori indici mondiali erano ai massimi stagionali, la Federal Reserve americana lanciò un warning sull'inflazione nazionale aumentando il costo del denaro e causando un crollo generale delle quotazioni di almeno il 12-15%, tanto da creare un movimento al ribasso che fece tremare i polsi a tutto il sistema. In quella occasione le società di trading e i loro analisti, dopo un primo momento di incertezza, cercarono di frenare quel trend negativo spostando nuovamente l'attenzione sui fondamentali economici, rimasti pressochè invariati, ma il processo nel frattempo si era avviato e ci vollero ben tre mesi perchè il mercato si riavesse dai suoi tentennamenti e ricominciasse a crescere. Meditare gente, meditare.

domenica, agosto 27, 2006

A nord-est

Il nord-est è un comprensorio composito che va dalle cime dolomitiche alle spiagge dell'Adriatico ed è abitato da genti laboriose che, da sempre abituate ad una migrazione secolare, seppero allestire nel giro di pochi decenni un modello imprenditoriale senza precedenti. Infatti a partire dagli anni 60 queste terre percorse da estese colture, interrotte solo da pochi e discussi insediamenti industriali, si trasformarono in un enorme bacino industriale, ove fabbriche e laboratori sorsero rapidamente tanto da cambiare il paesaggio geografico di intere regioni. In questo modo ogni strada, ogni casa diventarono il presidio per nuovi progetti produttivi, fondando il proprio assetto non su forme moderne come le società di capitali ma sulla famiglia, su un nucleo identitario più arcaico ma più cogente. Questa peculiarità divenne l'imprinting di un intero sistema di relazioni, riuscendo a riprodursi a livello generazionale e suscitando l'interesse di parecchi operatori che ne riconobbero la forza propulsiva indicandola come un caso unico nella storia economica di questo paese. Questa spina dorsale rappresentò un motivo di efficienza e di coesione nel tessuto sociale locale, orientando nel segno della fedeltà e dello spirito di abnegazione quei comportamenti che avrebbero fatto grande il destino di queste imprese. Ma con l'andare del tempo e il declino naturale delle generazioni iniziali, incominciò a delinearsi una parziale spaccatura nel granitico scenario produttivo, generando le prime falle in una rete basata principalmente sul lavoro straordinario a basso costo, nonchè sulla scelta di lavorazioni a scarso valore tecnologico. Peraltro la diffusa convinzione che l'aumento di una scolarità efficiente fosse solo un inutile costo da scaricare sul sistema fece sorgere la convinzione sulla inutilità del r&d, tanto da ignorare l'impatto negativo che un'inadeguata integrazione di settore avrebbe prodotto sulle dinamiche di mercato. La nascita della globalizzazione e quella successiva dell'euro misero alla prova la tenuta del modello nord-est, che tanto aveva prosperato in precedenza, spingendo i suoi propugnatori a fronteggiare la crisi di vendite mediante misure di delocalizzazione e l'impiego massivo di forza-lavoro proveniente dall'estero. Ma le implicazioni di un simile fenomeno non si esauriscono quì, perchè se all'andamento negativo dei mercati si può ovviare con le leve del mondo finanziario, non altrettanto si può dire per quanto riguarda gli aspetti di carattere ambientale o sociale maturati nel corso del tempo. Infatti al sorgere dei primi capannoni le amministrazioni locali pensarono solo di assecondare il fenomeno, confidando in un "naturale" processo di auto-regolazione, magari legato ad un improbabile quanto fantasioso rapporto costi-benefici. La mancanza cronica di qualsivoglia pianificazione favorì il dilagare di insediamenti industriali a macchia di leopardo che, intrecciandosi con la nascita di una rete stradale tentacolare e confusa, portò progressivamente allo snaturamento del territorio, procurando un degrado tale da deteriorare anche le più elementari condizioni di equilibrio ambientale. Ma i danni maggiori si produssero sul piano sociale, in quanto i valori diffusi di identità e solidarietà sorti nel corso di secoli si polverizzarono nel giro di pochi anni sotto il peso della ricchezza e dell'omologazione, che a partire dagli anni del boom economico incominciò a permeare in maniera dilagante l'intera cultura italiana. Questo processo che caratterizzerà l'evoluzione culturale di questo paese, preconizzato anni prima da intellettuali scomodi come Pasolini, finì per costituire un collante più esteso e resistente di qualsiasi radice storica nazionale, sostituendo alle tradizioni contadine i prodromi di una società apparentemente più moderna ma dai risvolti macchinici, fondata sulla competizione e sui consumi. Sotto la coltre di una comunità regolata dai tempi della produzione, si sedimentarono così forme di disagio sociale profondo, che emergevano di tanto in tanto nelle maniere più disparate: dal consumo di droghe a livello giovanile, passando per lo sfruttamento della prostituzione, fino ad arrivare al deterioramento della famiglia, con l'incremento di crimini e violenze tra le mura domestiche sempre più impressionante e diffuso. Insomma quella tanto evocata famiglia, su cui in molti avevano confidato, ha finito per ridursi a fragile sostegno di un modello sociale dagli esiti ancora incerti trasformandosi da traguardo invidiato a laboratorio di devianze, sul cui destino si stanno interrogando ora i figli del suo benessere.

venerdì, agosto 25, 2006

O la borsa o la vita

Ogni qualvolta ci si pone di fronte a un problema in termini oppositivi (o..o) si è destinati a fallimento sicuro e quella che prima appariva come una scelta ambivalente(2) si trasforma in una scelta mancata(0). A meno che non cambiamo approccio al gioco e, sfidando le regole a disposizione, trasformiamo il problema in termini alternativi (oppure), aprendo così il campo ad una scelta molteplice(3), ad un serialità in-finita i cui limiti sono dettati solo dal termine del gioco stesso.
Va da sè che queste deduzioni sono dettate da modelli combinatori e risultano fondate fintantochè restano inscritte in un ristretto ambito formale ma nel momento in cui si vogliono calare in una dimensione fattuale le cose si fanno più complicate.
Questo per il fatto che le decisioni umane sono sempre il frutto di una economia libidinale, di un intreccio di significanti che caratterizzano il sembiante in maniera universale e singolare al tempo stesso, cosa che Freud per primo seppe delineare nella sua teoria delle pulsioni. Partendo dall'esercizio clinico intorno al tema dell'isteria, passando poi attraverso lo studio dei sogni e degli atti mancati, egli seppe proporre una lettura inedita dell'inconscio, superando schiere di scienziati e filosofi che sino allora si erano esercitati nello studio dell'animo umano.
Purtroppo nel nostro paese questa invenzione non è mai stata considerata in modo adeguato, incontrando in ogni epoca la perplessità o lo scherno delle istituzioni, magari cercando una facile domesticazione nel novero di discipline differenti (antropologia, epistemologia).
Ancora oggi si preferisce tradurre il sintomo in una "semiosi" e, con l'impiego della psicologia comportamentale, si arriva a diagnosticarne l'origine in un quadro asettico, suggerendo spesso dei rimedi ispirati alla medicina allopatica. A poco è valso l'impulso che Lacan e la sua scuola seppero infondere a questa eredità, tanto che alle topologie già acquisite se ne aggiunsero altre, traendo ispirazione teorica da discipline quali la logica o la linguistica, che in passato si potevano leggere in controluce nelle pagine freudiane ma che trovarono piena cittadinanza solo mediante il suo insegnamento.
Quest'anno cade il 150esimo anniversario dalla nascita di Freud e le pagine dei giornali nazionali si sprecano nel pubblicare le notizie più disparate, preferendo ora argomenti frivoli ora preoccupanti ma quasi mai orientati all'indagine scientifica, fatta eccezione per il fatto che una ricerca in corso ci porterà presto a individuare la dislocazione dell'inconscio nel cervello, con buona pace della psicanalisi e di tutti i suoi studiosi.

giovedì, agosto 24, 2006

Nei dintorni dell'arte

Il patrimonio artistico italiano è certamente un bene prezioso e la stampa nazionale non perde occasione per sottolinearlo, magari nel tentativo di compiacere qualche sponsor facoltoso o di aiutare un comparto commerciale che nel contesto fatica a far quadrare i conti. Infatti nonostante il numero considerevole di opere dislocate tra chiese, gallerie, musei e altro ancora, il nostro non è più il paese più visitato al mondo, per cui politici e amministratori hanno iniziato a interrogarsi nell'intento di risvegliare l'appeal dei tempi passati. Ma quello dell'arte non è solo un settore da cui spremere qualche provento per le esangui casse statali o un ricettacolo ben confezionato ove coltivare consensi popolari spesso mal riposti. E' prima di tutto un ambito in cui si muovono interessi molteplici, fondati ormai sul principio di impresa ove l'artista, piuttosto che immerso in una praxis, è invece espressione di una poiesis, di un fare finalizzato ad un fine, che molto spesso è il denaro, la fama o più frequentemente la ricerca di un modo effimero per sbarcare il lunario. Se guardiamo al passato recente l'ultima corrente degna di attenzione è la Transavanguardia, risalente agli anni 80, e i talenti nostrani apparsi sulle cronache internazionali si contano sulle dita di una mano, facendoci ricorrere spesso ai soliti esempi come Cattelan o Beecroft, che somigliano più a degli abili competitors che non a dei veri artisti. Ma evidentemente non si tratta solo di vena poetica o di una cronica mancanza di clinamen creativo, in quanto l'arte è anche espressione del proprio tempo e quello che ci attornia vive una fase di empasse difficile a morire, preso com'è fra crisi energetiche e mercati globali in continua fibrillazione. Guardandoci intorno vediamo economie, come la Cina o l'India, ove la crescita economica sta partorendo anche fenomeni culturali e artistici in larga evoluzione, in cui si impongono ormai talenti conosciuti in tutto il mondo e dove l'artista si fa artefice e interprete del fermento che lo circonda. Ma da noi non è così, forse perchè stiamo scontando ancora i retaggi di anni oscuri, passati tra barricate e schematismi ideologici colpevoli di congelare l'immaginario delle generazioni successive, ma forse perchè manca da troppo tempo quell' environment, quello spazio formativo che, dal mercato alle istituzioni, sappia dialogare con la sur-modernità e scolpire uno stile al passo coi tempi.
Ecco quindi che accanto ad artisti impresentabili, manca una cultura adeguata per tutte quelle figure che oggi rappresentano lo strato produttivo ineliminabile che sostiene il settore artistico come critici, curatori, galleristi e, last but not least, la stampa specializzata. Quale sia la cura più opportuna al momento non è dato sapere e certamente proseguendo in ordine sparso come è stato fino ad oggi, tra facili campanilismi e polemiche rancorose, non ne uscirà niente di buono; se anche l'arte applicata, fondata su un design che in molti all'estero ci invidiano, arranca di fronte ai colpi dei costi e della concorrenza probabilmente è venuto il momento per ripensare un approccio dell'arte che voglia progettare una diversa adesione all'esistente. Mi piacerebbe pensare ad una stagione iconoclasta, ad un manifesto ideativo come poche correnti seppero proporre in passato, anche a costo di scompaginare il déjà-vu dei giorni nostri: ma chi vorrebbe candidarsi a questo compito titanico, chi saprebbe suscitare l'eco di una ilarità che ci sappia nuovamente seppellire ?

mercoledì, agosto 23, 2006

Incontri

"La barca dell'amore si è spezzata contro il quotidiano": così suonavano le parole di commiato del grande poeta Majakovskij che, come pochi altri, sapeva illuminare le alterne vicissitudini dello spirito, traendone però quelle estreme conseguenze che lo portarono poi ad un epilogo oscuro. Ma se il corso della vita è per taluni un esilio insopportabile, per altri può rappresentare talora un cammino complesso ma al tempo stesso sorprendente, soprattutto se attraversato da un viaggio interiore che solo una consapevolezza differente può offrire. Purtroppo sono spesso degli eventi dolorosi a consentire queste accelerazioni, questi scarti improvvisi che cambiano l'orizzonte dei nostri giorni: così accadde anche per me, procurandomi confusione e disagio ma anche l'opportunità di incontri meravigliosi con persone stupende, che seppero infondermi il desiderio per un nuovo sapere. Per questo ripenso spesso a Manuela, Paola e Gustavo, portando con me il ricordo della devozione e della passione nella loro vita.

martedì, agosto 22, 2006

Incipit

Al giorno d'oggi i limiti dello spazio e del tempo sembrano senza confini, tanto che ogni nostro desiderio appare immediatamente soddisfabile grazie alle possibilità che la tecnica ci mette a disposizione; purtroppo così facendo si perde piano piano la capacità di sognare, di abbandonarsi a quei viaggi ad occhi aperti, che solo la fantasia ci poteva donare. In un mondo ove il sogno si sovrappone alla realtà e ogni cosa sembra realizzabile, aumenta la fatica nell'affrontare il dominio di noi stessi e ogni evento diventa un dilemma senza posa per distinguere il giorno dalla notte, il sonno dal risveglio. In questo scenario mi sovviene così il ricordo di tempi remoti, di emozioni perdute e la cronaca di una storia fantastica, come quella tratta da un film di Jodorowsky, mi offre il pretesto per affrontare un percorso enigmatico, fatto di orchi e di gnomi, di simboli e di enigmi che spuntano all'unisono dal cappello della mia memoria.